UN LEMBO DI TERRA DAL FASCINO MAGNETICO
La Costa degli Dei è un paradiso terrestre dove natura, civiltà e leggenda si fondono squisitamente in uno scenario di grande suggestione visiva e olfattiva.
Il paese gioiello di Tropea, perla del Mediterraneo, e il pittoresco borgo arroccato di Pizzo Calabro, sono i numi tutelari attorno ai quali danza una bellezza selvaggia e ancestrale che si estende per circa 50 chilometri. La costa e le colline sono coperte dal verde perenne degli arbusti odorosissimi che crescono spontanei, come la palma nana, i fichi d’India, le ginestre, il lentisco, il giglio marino, il fico, il gelsomino.
Alberi antichissimi, come il nodoso e fiero bergamotto dalle candide e inebrianti zagare, l’olivo educato da secoli dall’uomo, si ergono fieri su questo tappeto compunto di profumi e colori.
Spiagge bianche di sabbia finissima, calette incontaminate, promontori, scogliere di granito, baie incastonate, mete di mare che si schiudono a un mare dove il blu, l’indaco, l’ottanio, il turchese, l’azzurro e il celeste si sfidano per la sfumatura più vivida.
Le onde, le risacche, i venti recano a terra l’inconfondibile profumo di mare, in una rapsodia visiva e olfattiva che scuote l’anima.
Di lontano, ma non troppo, le Eolie, con Stromboli e Vulcano, osservano maestose e divine, soprattutto quando il sole al tramonto irrora di rosa e arancio, e infine d’oro la costa.
LEGGENDE CHE RIVIVONO SULLA PELLE
Leggende e verità si intrecciano continuamente in questo territorio sospeso fra mito e realtà.
La Costa degli Dei è così chiamata perché leggenda vuole che le divinità abbiano scelto questi luoghi di terrestre perfezione per esperire un po’ della vita degli umani.
Il promontorio marino di Capo Vaticano, una delle località più sognanti e misteriose della Costa degli Dei, deve il suo nome ai vaticini, ai responsi, che l’oracolo Manto, indovina dell’antichità, offriva ai naviganti di passaggio in cerca di una rotta sicura e di buoni auspici. Lo stesso Ulisse, archetipo dell’eroe che sfida il suo destino, coraggioso e profondamente umano, nella sua rotta verso “virtute e canoscenza”, interrogò, proprio sulle rupi di Capo Vaticano, Manto. Dopodiché Ulisse salpò per il suo viaggio, verso popoli sconosciuti e mitologici mostri: il ciclope monocolo Polifemo, Eolo il re dei venti, la fascinosa maga Circe, le ombre eterne dell’Ade, la beata solitudine di Calipso, gli accoglienti Feaci, le Sirene, streghe del mare dal canto tentatrice e ammaliante, Scilla e Cariddi, le due fanciulle trasformate in mostri che dimoravano presso lo Stretto di Messina..